venerdì 27 gennaio 2017

SIMPOSIO di Platone

  What is love? 


Avete mai sentito la celeberrima canzone di Haddaway che come titolo ha proprio questo (forse insolvibile) quesito?
Ecco, ripetetevi questa domanda un po' di volte, a mo' di cantilena... Ripetetela finché trovare una giusta risposta non diventerà la vostra priorità, ripetete e ripetetela...
E poi prendete in mano il Simposio.




AUTORE: Platone
TITOLO: Simposio

TRAMA:
Apollodoro incontra un amico e gli racconta i discorsi scambiati tempo prima tra diversi personaggi (sotto elencati), discorsi di cui è venuto a conoscenza tramite Aristodemo.
Apollodoro racconta che mentre Socrate si reca a una cena, si imbatte in Aristodemo e lo invita ad accompagnarlo. Quando Aristodemo entra in casa di Agatone, Socrate non è più con lui perché si è fermato assorto in meditazione. Aristodemo impedisce che Socrate venga disturbato. Il maestro entra quando gli altri invitati sono già a metà cena. Finita la cena decidono fare una gara di elogio a EROS, L'AMORE.



Cos'è l'amore? O chi è l'Amore? Chi ama per davvero? Quali limiti pone l'amore? E quali limiti possiamo o dobbiamo imporre noi all'amore?
La piccola riunione a casa di Agatone mi ricorda molto le conversazioni che facevo con le mie amiche quando ero alle medie: ore e ore passate a riflettere su un argomento vastissimo e con domande esistenziali degne del miglior filosofo, cercando di vincere la nostra piccola sfida, cercando di trovare la soluzione migliore. Passavamo le serate stravaccate sul letto, al buio, bevendo tè e parlando... Le nostre assemblee duravano finché non arrivava la magica risposta definitiva, la voce della verità: chiamavamo mia mamma e chiedevamo a lei. I suoi discorsi erano quasi sempre soddisfacenti e affascinanti... anche se qualche volta lasciavano qualche dubbietto...
Vi pare sciocco il mio paragone?
Eppure io me li immagino molto simili Socrate e i suoi compagni: stravaccati dopo cena e alla ricerca della migliore descrizione del sentimento più misterioso, stravagante e potente della natura umana. 


Vi riporto (in breve) i pensieri che più mi hanno colpita degli ospiti di Agatone, e di ognuno la miglior frase ;)


FEDRO:

"Un uomo che ama, se fosse scoperto a commettere qualche bassezza o a subirla da un altro, sottomettendosi per viltà, non soffrirebbe così acerbamente se fosse visto dal padre o dagli amici o da chiunque altro, quanto se lo fosse da colui ch'egli ama. Nello stesso modo vediamo che chi è amato prova il massimo della vergogna di fronte al suo amante se mai sia colto in qualche bassezza."


PAUSANIA:

"Vergogna è dunque compiacere un uomo da nulla, bello è invece compiacere nobilmente una persona eccellente. E' da nulla quell'amante volgare che concupisce più il corpo che l'anima perché tale uomo non è amante duraturo in quanto cerca una cosa che non dura, e così insieme allo sfiorire del corpo che amava , egli "si dilegua e vola via", facendo torto a molte sue parole e promesse. Ma colui che ama l'anima, che è la parte nobile, rimane amatore per la vita, in quanto fuso con una cosa che dura."

Ci tengo a sottolineare che la maggior parte delle idee di Pausania mi ha fatta incazzare in modo indescrivibile: come si permette di credere che l'amore di una donna non sia vero amore? Una donna è amore passionale, è amore paziente, è amore dolce, è amore intelligente, è amore poetico, è amore nudo e sincero. Una donna è maestra di amore.  
Insomma, io avrei tirato volentieri una brocca di vino in testa a Pausania... ma forse qui qualcuno la tirerebbe volentieri in testa a me, per questa mia dichiarazione di femminismo esagerato ;)


EURISSIMACO:

Scusate, ma qui non ho trovato nulla di molto interessante :((


ARISTOFANE:

La storia fantastica proposta da Aristofane è forse una delle più celebri: un tempo gli uomini erano di tre sessi, maschile, femminile e androgino; avevano due volti, quattro braccia, quattro gambe e due apparati riproduttori ed erano dotati di una forza straordinaria assimilabile a quella dei Giganti.
Zeus temendo la loro potenza decise -invece che ucciderli- di spaccarli in due parti, e incaricò Apollo di riplasmare le due metà separate, lasciando una spaccatura detta ombelico e stringendoli come si legano i sacchi con i cordoni. Quando le due metà separate si ritrovavano, si attaccavano e si gettavano le braccia attorno, stringendosi l'una all'altra, e nella brama di fondersi insieme morivano di fame, perché non volevano fare più niente separate.
Così Zeus, impietosito, pensò a un altra trovata: trasportò i loro genitali sul davanti (prima erano dietro) e  rese possibile una riunione tra le due metà.

“Dopo che la natura umana fu divisa in due parti, ogni metà per desiderio dell'altra tentava di entrare in congiunzione e cingendosi con le braccia e stringendosi l'un l'altra, se ne morivano di fame e di torpore per non volere fare nulla l'una separatamente dall'altra.”

"L'Amore tenta di fare di due una creatura sola e di risanare così la natura umana. Ognuno di noi è in cerca della propria metà."


 AGATONE:

Egli dichiara necessario definire prima di tutto le qualità del dio Eros: egli è il più felice tra gli dei poiché è il più bello e buono; è giovanissimo, delicatissimo, leggiadro ed è portatore di valori come la temperanza, la giustizia e la sapienza e rende partecipi gli uomini di tutte queste virtù. Per questo va elogiato, perché rende ognuno poeta, detta dentro dolcezza e giustizia.

"L'Amore ci vuota di ogni selvatichezza ma ci colma di dimestichezza e crea tutti questi incontri fra noi affinché possiamo trovarci, facendosi guida nelle feste, nei cori, nei sacrifici; è padre di eleganza, delizia, mollezza, simpatia, desiderio e passione; zelante con i buoni, incurante dei malvagi; nel tormento, nello spavento, nelle passioni, nelle discussioni."


SOCRATE ( e arriva la mamma...):

Socrate dice che è necessario chiedersi cosa sia Eros in verità, e quale sia la sua essenza; solo così è possibile determinare qual è il vero oggetto a cui l’amore deve volgersi.
Innanzitutto Amore è sempre amore di qualche cosa, e amandola, la desidera in quanto non la possiede; questo però vuol dire che Amore non è né bello né buono, se ama la bellezza e la bontà. Socrate riporta il suo discorso con Diotima, una sapiente straniera: Amore non è nemmeno brutto e cattivo, ma una cosa intermedia: né un dio e nemmeno un mortale, ma un demone, un intermedio tra dei e mortali.
Venne concepito durante un banchetto in onore di Afrodite, nata quel giorno, (per questo è suo seguace e compagno), quando una mendicante, Penia (la povertà) approfittò del dio Poro (l'espediente) ubriaco ed ebbe da lui un figlio, Eros.
Per questo Eros è molto lontano dall'essere delicato e bello, come pensano in molti, ma anzi è duro, squallido, scalzo, uso a dormire nudo e frusto per terra, perché è simile alla madre. Ma da parte del padre ha ereditato la ricerca del bello e del nobile, del coraggioso, dell'audace ed è risoluto, cacciatore tremendo e intento tutta la vita a filosofare. Amore non è mai né povero né ricco, né sapiente né ignorante, e per questo s'applica alla filosofia (gli dei non sono filosofi perché sono già sapienti, mentre gli ignoranti non aspirano a diventare saggi).

"Questo è il momento della vita degno di vita per l'uomo: quando contempli la bellezza in sé. Che se un giorno mai tu la scorga, ella non ti parrà da commisurarsi con la ricchezza o il lusso, e saresti disposto pur di tenere gli occhi sul tuo amore e di startene insieme, a non mangiare, se possibile, a non bere, ma solo a contemplarlo e a conviverci. Ecco perché io dico che ogni uomo ha il dovere di tenere caro Amore ed io stesso onoro la sua disciplina, e particolarmente la esercito mentre esorto anche gli altri, ed ora e sempre lodo la potenza e la forza di Amore, per quanto ne sono capace."

“Nemmeno gli ignoranti amano la sapienza, né desiderano diventare sapienti. Proprio in questo, difatti, l'ignoranza è insopportabile, nel credere da parte di chi non è né bello né eccellente, e neppure saggio, di essere adeguatamente dotato. Chi non ritiene di essere privo, dunque, non desidera ciò di cui non crede di aver bisogno.”


L'ultimo discorso pronunciato durante la serata, è, però, triste: sono le parole di un uomo al quale viene rifiutato l'amore che cerca. Alcibiade è, infatti, innamorato (non corrisposto) di Socrate. Alcibiade mi ha fatto quasi tenerezza, con la sua sciocca stupidità, la sua incapacità di comprendere quanto valga il vero amore, e le sue parole per Socrate...

"Vi direi giurando quali profonde emozioni ho provato ai discorsi di quest'uomo e provo tutt'ora. Perché quando lo ascolto, il cuore mi salta dentro e mi prendono lacrime per effetto delle sue parole."


Avete letto il "Simposio"? Che ne pensate? Quali citazioni vi hanno maggiormente colpito? 


Alex

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